E Miami Beach, Key West, Hollywood Beach e Fort Lauderdale
Sono veramente tante le cose di cui vorrei parlare, veramente tanti i luoghi che ho visitato che vi vorrei raccontare. Ma in un’Italia dove il razzismo si diffonde a macchia d’olio. Sono indecisa se cominciare dalle più belle mete al mondo che ho mai visto o se iniziare a raccontarvi dai posti più drammatici dove sono stata. So soltanto una cosa, che vorrei evitare di parlare di argomenti negativi e pesanti, io personalmente ne ho colto l’insegnamento, cercando di dimenticare per quanto è possibile tutte le cose brutte che ho visto strada facendo, ma ogni tanto i ricordi ritornano alla mente, soprattutto quando il razzismo prende il sopravvento sulle persone e soprattutto quando non c’è il rispetto verso un popolo, qualunque esso sia, qualunque sia la sua etnia, qualunque sia la sua lingua, qualunque sia il suo credo. E’ scientificamente provato che la diversità porta ricchezza, ma a volte il bigottismo popolare stronca amaramente ogni ipotesi di sviluppo. Solo quando le persone sono forzatamente obbligate a convivere insieme, a stare insieme, a coltivare solo un rapporto sano, a prendere solo il meglio di ognuno di loro, senza buttare fango sugli altri, è lì che imparano ad arricchirsi l’una con l’altra ed a capire il vero valore e l’importanza della loro unione.
A prescindere da questo mio pensiero quello che voglio dirvi è tutt’altro. Ho deciso di parlarvi di Miami.

Una realtà americana dove più etnie di sono scontrate e unite, nonostante tutto istituzionalmente nella città esiste il rispetto. Sebbene sia difficilissimo conciliare le etnie presenti, l’ignoranza e le esigenze di tutti, Miami è diventata una fantastica realtà americana, che l’America a volte si rifiuta di identificare con il nome America, la considera la feccia di questo stato. Eppure a noi piace, la adoriamo così com’è. A Miami si parla principalmente in spagnolo, l’inglese sembra essere quasi una seconda lingua.
Ero appena arrivata in aeroporto e avevo noleggiato una macchina, cercavo di comunicare in inglese, ma tutto ciò sembrava molto strano, pareva quasi si stessero sforzando a parlarlo. Con la macchina, non avevo bisogno di parlare con nessuno perché avevo il navigatore che mi portava ovunque. Ma il mio primo pensiero era di fare una sorpresa ai miei ex colleghi di lavoro, che si erano trasferiti dall’Italia una buona parte lì a Miami, presentandomi direttamente a lavoro. Quanto sarebbe stato bello rivederli tutti a Miami, dopo aver condiviso una stagione insieme a Gallipoli, questo era quello che la mia testa mi diceva.
Era sera, andai a lasciare le valigie nella struttura dove avevo prenotato, un ostello (perché io adoro viaggiare negli ostelli), perché anche se viaggi solo, non sei mai solo. E’ così facile conoscere gente interessante, altri viaggiatori che sono in giro per il mondo da mesi, uscire insieme, confrontarsi, scoprire posti nuovi che hanno emozionato, risolvere problemi, avere nuove tips. Cosa che assolutamente non riesci a fare con un B&B, con un affittacamere o con un hotel. I migliori ostelli organizzano sempre tante serate internazionali, dove si conosce tanta gente, gente interessante, non il solito morto di figa che non vede l’ora di soddisfare le sue voglie e magari non sa nemmeno di cosa parlare e gli unici argomenti che conosce sono la palestra e il calcio. Beh, io preferisco dedicare il mio tempo ad altro, tipo organizzare i prossimi viaggi, i posti da visitare etc, scoprire posti e culture nuove, ciò che non mi precludo è quello di conoscere gente interessante. Sin da quando ero atterrata alle Hawaii, l’amichevolezza americana mi aveva conquistata.
Così misi il navigatore e arrivai a destinazione. Ancora ricordo il momento in cui entrai nel locale di Massi, nella Capri New Style di Miami (oggi il nuovo locale si chiama Gioia Eat) avevo il fiato sospeso, ma al tempo stesso mi sembrava di stare a casa vedendo tutti loro. Maryka, la fidanzata, mi accolse e mi invitò a sedermi. Salutai tutti, era così bello ritrovarli tutti a Miami, Massi, Giovanni, Luca, Andrea e per poco non beccai anche Paola, tutti insieme, come le grandi squadre, quelle che nonostante gli alti e i bassi non si dividono mai. Così mi sembrava.
Faceva caldo ragazzi, un caldo boia. Nei locali i condizionatori a 16° C, ovunque. Caldo, freddo perenne. Sembrava strano stare a Miami, con la macchina muoversi autonomamente e vedere tutto ciò che ti pareva. Fare Miami South Beach e North Beach tutti i giorni. Ma, il mio ostello aveva una visuale meravigliosa su Downtown che ogni sera io mi perdevo tra gli edifici anche solo per andare sul muretto in riva al mare. Lo skyline, i grattacieli, quanto ho amato Miami poche persone riusciranno a capire. Perché Miami non è da vivere solo per una settimana, ma trascorrerci anche solo un mese diventa bellissimo. Chi mi conosce bene sa che sono allergica al caldo torrido, e proprio per questo non vedevo l’ora di rientrare a Sydney a causa dell’eccessivo caldo, che sebbene fosse estate non c’era assolutamente paragone con le temperature. Ad ogni modo mi è rimasto un bellissimo ricordo di questa città.
Il mio 32° compleanno l’ho festeggiato qui, alla Capri New Style di Miami, con i miei colleghi di lavoro, che sebbene fossero tutti stanchi dopo una giornata intensa per un matrimonio israeliano, quella sera un bicchierino tutti insieme siamo riusciti a berlo. E’ stato il mio primo compleanno fuori dall’Italia.
Il giorno dopo ero già in giro con loro con la macchina tra le spiagge dei ricconi di Miami, tra Surfside, Bal Harbour, le Sunny Isles Beach, l’Hollywood Beach e Fort Lauderdale, il giorno dopo verso Key West e successivamente verso Wynwood.
Ho sofferto tantissimo il caldo a Miami. Ho adorato Miami per tutto, per le opportunità, per le persone. Avevo anche trovato tutto ciò che desideravo, ma purtroppo io avevo un altro programma per la testa, quello di ritornare in Australia, perché con il caldo non andavo per niente d’accordo. Forse non ero pronta a vivere io a quelle temperature, forse avevo bisogno di tempo, boh. Comunque tutti i ricordi che ho di Miami sono bellissimi e vorrei poter avere il doppio permesso di soggiorno per fare un po’ Australia, un po’ Miami, anche se per ora ce l’ho ma è solo un turistico.
C’era un altro posto che mi aveva completamente conquistata, un quartiere interamente ricoperto da murales, ogni angolo, in ogni millimetro quadro c’era un murales. Sto parlando di Wynwood, l’incredibile Wynwood. Un quartiere interamente riqualificato, famosissimo per le sue sparatorie e per i suoi omicidi, oggi, invece, trasformato quasi in un museo a cielo aperto, con murales di ogni genere in ogni angolo della strada, Tutti realizzati dai migliori artisti locali. L’evento entusiasmante è che il secondo sabato del mese (Second Saturdays Art Walks) le gallerie d’arte, in questo quartiere, chiudono più tardi e per le strade si riversano gli appassionati d’arte e i festaioli tra i camioncini di street food con musica ad alto volume, atmosfera di festa e locali dove divertirsi. Io che ho avuto modo di visitarlo solo di mattina sono rimasta super contenta di tutto quanto ciò, ma già immagino quanto dev’essere bello e underground un sabato sera così.
Dopo qualche settimana, lasciai la macchina e mi trasferii in un altro ostello a South Beach, vicino alla Ocean Drive, dove si trova il quartiere con edifici Art Decò, stile architettonico molto amato e sostenuto dagli americani, tanto da essere promosso anche con diversi festival che richiamano centinaia di persone provenienti da tutta l’America e dove si trova anche la famosissima villa di Gianni Versace, The Villa Casa Casuarina. E proprio lì, a sud, dove inizia Miami Beach c’è un parco con il famoso South Pontie Park, dove chiunque arrivi a Miami corre immediatamente ad immortalare il bellissimo paesaggio, tra spiaggia e palazzi altissimi per dire che è stato a Miami.
Dal South Pointe