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La Cappadocia – Vol. I – I camini delle Fate

Molti di voi avranno sentito il nome Cappadocia centinaia di volte, sopratutto associata a fantastiche mongolfiere che si alzano in volo. Alcuni l’hanno anche visitata, ma tutti coloro che si sono recati lì sanno benissimo che la magia di quel posto si può vivere esclusivamente recandosi in questo posto magico. La Cappadocia, o Kappadokya in turco, è una zona che si trova al centro della penisola anatolica, ed è stato l’epicentro di un crocevia di popoli sin dall’antica Mesopotamia, che come ben sapete è stata la culla dei popoli. Fu abitata sin dall’età della pietra e a seguire gli Assiri, i Greci, i Romani, i Bizantini, l’impero ottomanno e tutte le altre dominazioni fino ai giorni nostri. Nel periodo romano e bizantino fu terreno fertilissimo per la diffusione del Cristianesimo. Ma questo lo riprenderemo dopo perché è un dettaglio molto importante.

La Cappadocia, nel 1985, è stata inserita nei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO, grazie alla sua conformazione geologica unica al mondo. Chi ha sempre visto le foto, spesso si è sempre chiesto come la natura possa aver creato delle sculture simili, a forma cilindrica allungata, ma ora vi svelerò l’arcano motivo.

Tutto questo fu dovuto ad un insieme di forze della natura che crearono questo capolavoro naturale: circa 60 milioni di anni fa si formava nella penisola anatolica la catena montuosa del Tauro, contemporaneamente alla nascita in Europa delle Alpi (ecco perché anche in Italia ci sono alcune zone dove si possono ammirare delle sculture simili, ma indubbiamente diverse da quelle della Cappadocia).

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La formazione della catena del Tauro creò numerosi burroni e depressioni in Anatolia centrale e, grazie al magma e ad altri materiali provenienti dai numerosi vulcani della zona, tra i quali ricordiamo Erciyes, Göllü Dagi, Develi, Keciboyduran e Melendiz, tutti questi burroni furono riempiti di ignimbrite, il minerale che poi ha dato origine a queste formazioni particolarissime a forma di camini. Quindi, l’intera area venne trasformata in un altopiano, grazie al riempimento di questi burroni con l’ignimbrite. Ma questa nuova composizione del terreno non fu molto resistente alle forze della natura ed iniziò a creparsi. Niente potette resistere all’azione erosiva del vento, della pioggia, dei fiumi e alle escursioni termiche tanto da modellare le valli della Cappadocia.

Successivamente, tra il periodo romano e quello bizantino, si inserì anche lo zampino dell’uomo, che riconoscendo la potenzialità del posto utilizzò queste meraviglie della natura e ne approfittò della facile lavorabilità della pietra, per costruire nascondigli per proteggersi dalle persecuzioni, alle quali i primi cristiani venivano sottoposti. Non è difficile trovare tra le valli delle chiese affrescate all’interno delle cavità di questi spuntoni rocciosi. Ma, dagli studi effettuati risulta che alcune di queste cavità e queste città sotterranee risalgano anche a periodi molto più antichi, come risalenti ai Frigi, Ittiti, etc.

E vicino ad Ürgüp, nella zona ad Est della Cappadocia, nella Paşabağ (nel vigneto del Pasha), troverete degli spuntoni rocciosi a forma di fungo, conosciuti al mondo come i suggestivi camini delle fate, oppure in inglese come Valley of Monks (la valle dei monaci). Queste conformazioni geologiche nascondono al loro interno abitazioni rupestri e chiese, ma tra le più famose ed importanti situata in uno dei camini con tre teste coniche, c’è la cappella dedicata a San Simone.

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Sono tanti i posti da visitare in Cappadocia e in Turchia, ma per oggi va bene così, nel prossimo post parleremo di Goreme.

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Stay tuned e al prossimo post!

3 risposte a “La Cappadocia – Vol. I – I camini delle Fate”

  1. Stupende foto. Cappadocia è assolutamente nella mia bucket list dei viaggi che voglio fare. Spero di andarci presto!

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