Parco Regionale di Punta Pizzo e Isola di Sant’Andrea
Il Parco Regionale di Punta Pizzo e Isola di Sant’Andrea è nato per salvaguardare un luogo che in realtà custodisce la più alta biodiversità vegetale d’Europa. Che cosa significa avere la più alta biodiversità vegetale d’Europa? Significa che in un luogo così piccolo si trova una moltitudine di specie vegetali, e questo luogo rappresenta così un importantissimo avamposto a livello internazionale. Per poter salvaguardare questo parco, sono state condotte grandi lotte contro gli abusi edilizi, che avrebbero voluto distruggere questo fantastico ecosistema. Si dovrebbe essere fieri, orgogliosi e felici di poter proteggere e preservare l’ambiente, riconoscendo apertamente che incendiarlo non serve a nulla, anche perché secondo la normativa europea si potrà soltanto ripristinare l’ambiente e mai costruirci nulla sopra, ovviamente ricevendo una sanzione amministrativa che va dai 1.000 ai 10.000 euro circa.
Il parco di Gallipoli è uno straordinario ecosistema dove convivono ambienti estremamente diversificati a partire dalla bassa vegetazione adiacente alla spiaggia, per poi continuare a salire gradualmente fino agli arbusti. Ma questo habitat è molto importante per gli uccelli migratori che provengono dall’Africa e si dirigono verso l’Europa, nel quale trovano fonte di sostentamento e nutrimento per poi riprendere il loro percorso migratorio.
Questo parco è un autentico tesoro di biodiversità, con quasi 1000 specie per chilometro quadrato, e comprende gran parte della Zona a Protezione Speciale istituita dall’Unione Europea. La sua grande ricchezza è dovuta soprattutto alla sua complessa struttura geomorfologica di Gallipoli che si alterna tra terraferma, mare e isola, dovuta anche alla presenza di diverse componenti del suolo: le calcareniti dell’area gallipolina, le argille dell’immediato entro terra, gli speroni di calcare compatto della serra di Castelforte; a tutto ciò si aggiungono anche i fattori climatici, pedologici (composizione del suolo) e alla ridotta presenza dell’uomo nel corso dei secoli.
Diverse sono le specie in via d’estinzione inserite nella Lista Rossa Regionale da preservare tra cui ricordiamo la rarissima Anthyllis hermanniae, chiamata anche Antillide dalle foglie di lavanda, un tempo coltivata sino al Regno Unito, come ornamento di molti giardini, ma, a causa del grande gelo, venne completamente spazzata via ed ora si possono ritrovare solo pochi esemplari qui a Gallipoli, in Anatolia (Turchia), nei Balcani, su qualche isola greca e in alcune zone del Mar Mediterraneo. Un’altra specie in via d’estinzione, inserita nella Lista Rossa Regionale è il Gabbiano Corso (Ichthyaetus audouinii), il quale vede nell’isola di Sant’Andrea l’habitat ideale per la sua riproduzione; è una specie di gabbiano leggermente più esile ma molto più agile del comune gabbiano e, facendo una bellissima passeggiata sulle mura del centro antico di Gallipoli, è molto facile imbattersi in entrambe le specie di questi simpatici gabbiani che spesso chiedono di essere nutriti ai pescatori di rientro nel porto con il pescato o a coloro che decidono di degustare qualcosa sulle mura della città antica.
Un altro elemento caratterizzante di questo parco è la Gariga costiera a pulvino, con la quale si intendono delle formazioni cespugliose discontinue che si sviluppano sulla costa rocciosa ricca di risorgive; le foglie di queste formazioni cespugliose hanno subito un leggero ingrossamento alla base della foglia o del picciolo. In quest’area si trova in prevalenza il timo, il cisto, il rosmarino e della rara Anthyllis hermanniae, che come dicevamo prima fa parte delle specie in via d’estinzione e quindi da salvaguardare. Nei campi di questo bellissimo parco non è difficile scorgere prati costellati da orchidee, tra le quali Ophiris Apulica e l’Ophiris Garganica. Un altro elemento importante del parco è la presenza dell’endemico Limonium Japygicum, una formazione cespugliosa con dei carinissimi fiorelli dalle sfumature rosa che si trova tra le cale sabbiose e tra i relitti di antiche dune fossili: una caratteristica esclusiva della costa salentina tanto da far rientrare espressamente questo habitat nell’interesse della Comunità Europea. Lungo tutto il sistema dunale è presente in forma di grandi cespugli il ginepro coccolone, una pianta conifera presente anche in forma arborea.
Tra l’area costiera e la parte più interna si colloca un fascia continua di pineta costituita prevalentemente da Pinus halpensis, piantati intorno al periodo della seconda guerra mondiale. L’area del litorale che si estende sino a Punta Pizzo ha diverse peculiarità degne di nota: a nord si trova l’ampia area umida chiamata “Li Foggi” che riserva una ricca fauna palustre tra cui ricordiamo il Rospo Smeraldino e grazie alla direttiva ambientale Habitat è stata tutelata anche la Testuggine d’Acqua, il Colubro Leopardino, un serpente maculato, innocuo a rischio d’estinzione e tra la flora La Campanella Palustre, l’Orchidea Palustre, la bianca Imperata Cylindrica e i Giunchi delle bassure retrodunari.
Un’altra area importante del parco è la zona del Canale dei Samari Raho, importante perché conserva una flora mesofila (che cresce a temperature di 24-25 gradi centigradi) e custodisce grandi prati di Plantago albicano che costituisce, per l’Unione Europea un habitat prioritario e quindi molto importante. Questo Plantago albicano ricopre gli aridi campi dunari che si colorano in primavera di un rosa acceso grazie alla Silene colorata e ai pulvini gialli dell’Elicriso. Sulle alture all’interno predomina la pseudosteppa, tra le quali si trova la specie protetta di Croco di Thomas.
Il litorale di Punta Pizzo viene comunemente chiamato “De Lu Cutreri” dal quale prende il nome il bellissimo lido, pub e area eventi “Il Cotriero” che si trova nella zona appunto di Lido Pizzo. Nonostante gli anni di lotte per il rispetto dell’ambiente e degli habitat naturali ora l’uomo convive con la natura rispettandola. Se invece amate il litorale sabbioso non potete assolutamente perdere Lido Punta Pizzo, totalmente immerso nella natura, circondato da una spiaggia fantastica!
L’area marina del Parco tutela anche la prateria di Posidonia Oceanica, un habitat molto importante che garantisce e tutela la biodiversità marina. Tra gli animali presenti sui fondali si segnala la presenza della specie di testuggine marina chiamata Carretta Carretta, di una colonia di Delfini e un’insolita Strolaga Mezzana.
Carretta Carretta
L’Isola di Sant’Andrea, completamente disabitata, ma con i suoi quasi 50 ettari è un importante ambiente per la salvaguardia di specie in via d’estinzione, come ad esempio come dicevamo prima, il Gabbiano Corso, e un’importante zona di sosta per numerose specie di uccelli migratori che da Est o dall’Africa si spostano verso Ovest. L’ambiente dell’Isola di Sant’Andrea è un importante ambiente salmastro della costa salentina dominato principalmente dalla Salicornia (il cosiddetto asparago di mare) molto amato dagli sportivi per le sue qualità nutritive, e per lo sgargiante Iris Pseudopumila. Sull’isola inoltre è presente anche una laguna, la Laguna della “Stracca” che è un importante area nursery per le specie marine nella quale trovano riparo durante le forti mareggiate. Nell’ultimo periodo sull’isola di Sant’Andrea sono stati trovati dei resti archeologici riferibili all’età del Bronzo Finale ed età Romana Imperiale.
Sebbene si sia cercato strenuamente di salvaguardare l’ambiente dagli abusi edilizi, i segni dell’uomo non sono mancati sin dall’epoca romana e medievale. Sono stati ritrovati in alcune aree dei frammenti fittili (frammenti di terracotta plasmati dall’uomo), anche un’antica area per la lavorazione della porpora, sezioni di viabilità antica, fornaci per la cottura della ceramica e antiche sepolture “a dromos”, costituite da un corridoio scavato nella roccia aperto per poi interrarsi nella cavità che fungeva da luogo di sepoltura.
Tra gli edifici spicca l’antica chiesa di San Pietro dei Sàmari costruita su una preesistente costruzione più piccola, che la leggenda vuole sia stata eretta da San Pietro lungo il suo viaggio dall’Antiochia verso Roma. L’attuale Chiesa di San Pietro dei Sàmari è un raro esempio di architettura medievale di ispirazione orientale legata anche ad una ricostruzione ad opera di Ugo di Lusignano al ritorno dalla spedizione in Terra Santa. Quindi, questa importante chiesa legata non solo a San Pietro, ma anche ai Cavalieri Templari, all’operosità dei monaci basiliani e successivamente benedettini ha goduto di un importante splendore, anche grazie a tutte le tecniche dalla piantagione, macerazione e alla lavorazione delle fibre tessili. Oggi, questa chiesa ci è pervenuta in condizioni pietose pur conservando al suo interno le pareti interamente affrescate e attualmente si trova a rischio crollo. Vorrei poter aprire una raccolta fondi per poterne ripristinarne l’antica bellezza.
Torre del Pizzo, situata sull’estremità di una lingua di terra che separa due baie, è una delle torri costiere voluta tra il 1532 e il 1563 dal Re Carlo V per sorvegliare la costa; fu realizzata dai proprietari terrieri e domina attualmente la baia a sud della città.
Oltre alla torre costiera su quest’area sorge la Masseria del Pizzo che, come si evince da un atto notarile del 2 gennaio 1693, risulta che la “Reverenda Madre Priora di S. Teresa aveva ottenuto dall’Università di Gallipoli l’uso del sito di demanio montuoso e macchinoso detto pizzo del Cutrieri per fare un aparo, per avere c’era ed altro di utile e comodo a detto venerabile convento”. Quindi inizialmente nel 1693 venne costruito un Convento, che successivamente divenne una masseria. Dall’800 la proprietà venne acquisita dai Provenzano di Matino e successivamente nel ‘900 passò alla famiglia Di Mattina di Taviano.
Si ringrazia vivamente Maurizio Manna e Legambiente per la sua disponibilità e spero vivamente che guardiate questo gioiello che abbiamo tra le mani con occhi diversi, più consapevoli dei tesori custoditi in casa nostra.
Si ringrazia vivamente anche Eleonora Tricarico, per avermi fornito degli spunti importanti e il Comune di Gallipoli, per essere sempre all’ascolto dei cittadini.
La mia piccola speranza ora è che qualcosa di cospicuo e consistente si muova e possa effettivamente essere fatto per impedire il crollo e quindi la scomparsa di un bene di così alta importanza storico-culturale per Gallipoli, se non fosse abbastanza chiaro, sto parlando della Chiesa di San Pietro dei Sàmari.
Con questo vi saluto e vi lascio al prossimo post!
P.s. Per trovare ulteriori articoli che riguardano il Parco Regionale di Punta Pizzo e l’Isola di Sant’Andrea, puoi trovare qui i contenuti:
[…] di paradiso incorniciato da macchia mediterranea, gelosamente custodito dal Parco Regionale di Punta Pizzo e isola di Sant’Andrea, il Parco Regionale con la più alta biodiversità vegetale d’Europa. Che cosa significa […]
Siamo stati a Gallipoli solo una mezza giornata, ma ci siamo limitati a vedere il centro storico e la spiaggia, Non sapevo che ci fosse cotanta bellezza nei dintorni. Un occasione in più per tornare direi. Grazie delle dritte!
4 risposte a “Parco Regionale di Punta Pizzo e Isola di Sant’Andrea”
[…] – Il Parco Regionale di Punta Pizzo e Isola di Sant’Andrea […]
[…] di paradiso incorniciato da macchia mediterranea, gelosamente custodito dal Parco Regionale di Punta Pizzo e isola di Sant’Andrea, il Parco Regionale con la più alta biodiversità vegetale d’Europa. Che cosa significa […]
Siamo stati a Gallipoli solo una mezza giornata, ma ci siamo limitati a vedere il centro storico e la spiaggia, Non sapevo che ci fosse cotanta bellezza nei dintorni. Un occasione in più per tornare direi. Grazie delle dritte!
Sapessi quanto c’è da vedere nelle vicinanze…