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I Riti della Settimana Santa a Gallipoli

Ho sempre desiderato raccontare i riti della mia città ed è arrivato il momento di farlo.
Già prima della Settimana Santa c’è un evento che mi sento di suggerire al quale i gallipolini sono molto legati, è quello della processione della Madonna Addolorata che esce il venerdì prima della Domenica delle Palme dalla Chiesa della Madonna del Carmine e dopo aver fatto lo stabat nella Cattedrale di Sant’Agata e il giro di tutte le chiese del centro storico, si ferma sul bastione di San Francesco di Paola per fare la Benedizione al mare. Per tradizione quel venerdì a pranzo si mangiano fagioli e rape (o comunque verdura).
È uno dei momenti più belli e particolari della città di Gallipoli che anticipa la settimana Santa. Gallipoli una città che da sempre è stata dimora di gente di mare, pescatori, commercianti di olio lampante, commercianti di sapone, che affidavano le loro vite alla forza impetuosa del mare, la Benedizione rappresenta uno dei momenti più importanti per il popolo gallipolino che rinnova la speranza e lo avvicina a Dio in tutta la sua umiltà e umanità.
Dall’alto del Bastione il parroco benedice il porto e il mare al quale subito dopo seguono i suoni di tutte le imbarcazioni e i clacson delle automobili come segno di aver ricevuto la Benedizione.
Successivamente, la Domenica delle Palme con la tradizionale distribuzione del ramoscello d’olivo.
Dal Giovedì Santo in poi si susseguono una serie di tradizioni al quale il popolo gallipolino è molto legato. Subito dopo la messa dell’Ultima cena, dove si può assistere anche alla scena del lavaggio dei piedi degli Apostoli, da ogni Parrocchia gallipolina partono delle mini processioni che fanno il giro delle chiese del Borgo per poi dirigersi verso il Centro Storico per visitare i sepolcri. È un continuo brulicare di persone e processioni che rende l’atmosfera mistica e totalmente suggestiva. In molti fanno tappa al bar per riposarsi un po’ e per ricaricare un po’ le energie per poi riprendere il giro delle chiese: per intenderci, solo nel Centro Storico (1 km di diametro) ci sono 33 chiese.
Il Venerdì Santo è uno dei giorni più importanti della Settimana Santa, il giorno in cui esce quella che viene chiamata comunemente nel paese l’”Urnia”, la processione dei misteri dolorosi che comincia alle 17:30 del venerdì e finisce il sabato mattina tra le 7:00 e le 9:00. In realtà, sono due processioni distinte, la prima esce nel pomeriggio del Venerdì Santo dalla Chiesa della Crocifisso e dalla Chiesa delle Anime (quasi adiacenti) che dopo aver fatto il giro del Centro Storico e i vari stabat (che cambiano a rotazione ogni anno) si dirige tra le strade dell’intera città fino ad arrivare alla Chiesa di San Gabriele o alla Chiesa di San Gerardo dove farà un’ulteriore stabat per poi ritornare intorno all’1:00-1:30 di notte nelle chiese di partenza dove si può assistere all”Incontro” e la Benedizione delle statue e del popolo.
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L’Incontro e la Benedizione
Per chi lo volesse sapere, uno stabat è quando la processione si ferma in una chiesa e viene detta la Santa Messa.
Tuttavia, queste tradizioni ad essere raccontate con le parole non rendono giustizia ai sentimenti, alle sensazioni e ai brividi che si provano assistendo personalmente e seguendone il percorso. Anche la persona più atea, agnostica è profondamente segnata dalle vibes, dalle sensazioni che si provano in quel momento, tutto accompagnato dallo sciabordio del mare e dai colori che la natura regala a questa bellissima città.
Alle ore 3:00 dalla Chiesa della SS. Purità esce, accompagnata dalle tipiche note lugubri della tromba, della trozzula e delle percussioni, una nuova processione con la Madonna Desolata e il feretro del Cristo morto, che nuovamente fa il giro dell’intera città per poi rientrare tra le 7:00 e le 9:00 del sabato mattina nella Chiesa della SS. Purità per la Benedizione.
Tromba e percussioni che annunciano l’uscita della processione delle 03:00 del mattino del Sabato Santo
questo video di Max De Giorgi è perfetto per rendere idea della situazione, seguitelo su Instagram su @gallipolitani
Una delle cose più particolari che si possono notare è la differenza dei colori delle divise dei “Mai”, e nel vestiario. Ci sono tante Confraternite a Gallipoli, perché ogni mestiere aveva la sua Confraternita e quindi la sua chiesa. Il senso di appartenenza ad una Confraternita è molto importante per un gallipolino ed implica anche e soprattutto il non poter scegliere la chiesa dove sposarsi, perché si è obbligati a sposarsi necessariamente in quella chiesa, in quanto confratello.
Tra i fratelli, ci sono anche dei penitenti che decidono (per liberare la loro anima dai loro peccati) di fare il percorso a piedi nudi con la croce, con le fruste o con le zavorre. Nessuno conosce il loro nome eccetto qualche confratello.
Il Sabato santo inizia quindi con l’uscita della seconda processione la notte e la Benedizione al mattino alla Purità. Molto importante anche è la tradizione della preparazione della “Cuddhure cu ll’Ou” per il giorno di Pasqua, da preparare per Pasqua insieme a tutta la famiglia.
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Cuddhura cu ll’Ou
Vi lascio anche questo interessante video delle “Storie di Gallipoli”, un progetto ad opera del Comune di Gallipoli, dove Esterella Freddo racconta le tradizioni culinarie di questa città del periodo pasquale. Clicca qui per vederlo!
La sera invece si girava porta a porta tra le vie della città con chitarra, mandolino, fisarmonica e un cesto di uova da riempire, intonando questa canzone:
“Cumpare Pici essi qua ffore, ca m’hai dare na cocchia t’ove
Na bona sera na bona Pasca, m’hai dare l’ove te la puddhascia
Na bona sera, na bona mattina, m’hai dare l’ove te la caddhina
Ci Nu mme le tai mancu ci chiove…” e poi si continuava con gli insulti in rima

Traduzione: “Compare Luigi (da sostituire con il nome della persona alla quale si va a bussare e a cantare sotto casa, per le donne è preceduta da “Cummare” – comare) esci qui fuori che devi darmi un po’ di uova. Ti auguro una buona sera e una Buona Pasqua se mi dai le uova della pollastra – la gallina giovane. Ti auguro una buona sera e una buona mattina se mi dai le uova della gallina. Se non me le dai neanche se piove…”

Così a coloro che si rifiutavano di dare le uova ai menestrelli di turno venivano lanciate le uova sul portone o sulle finestre, per indicare che quelle persone erano avare e tirchie.
Dopo queste sonate tra le vie della città, ancora in uso solo in alcuni quartieri, come ad esempio vicino la chiesa di San Lazzaro o poche altre realtà, seguiva la Veglia di Mezzanotte, la Santa Messa che annunciava l’arrivo della Santa Pasqua con la risurrezione di Gesù.
La mattina di Pasqua si procede poi a bruciare la Caremma appesa ad un filo con un’arancia alla quale sono infilzate 4 penne di volatile che rappresentano le 4 settimane di Quaresima, che man mano vengono tolte in prossimità della Pasqua. La tradizione gallipolina si discosta da quella dei paesi limitrofi come Sannicola, Alezio e Parabita, in quanto la Caremma è sempre appesa a penzoloni tra le stradine, a differenza di quella dei paesi vicini che è sempre seduta. Il rogo della Caremma rappresenta la fine della Quaresima, che viene associata ad un periodo di sofferenza che precede la Pasqua, dove la risurrezione del Cristo dà vita ad un nuovo ciclo, una nuova vita libera dalle sofferenze e dal peccato.
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La Caremma
Se vi è piaciuto questo articolo sulle tradizioni pasquali, mettete mi piace e se vi interessano altri contenuti su Gallipoli non perdete assolutamente questi post Parco Regionale di Punta Pizzo e Isola di Sant’Andrea e Le 15 spiagge più belle del Salento .
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